La foresta delle fate
Argomento | Risoluzione dei conflitti |
Panoramica | La prima parte presenta la storia “Il bosco delle fate”. Nella seconda, i bambini sono invitati a rispondere e a porre delle domande e nella terza il facilitatore riassume l’attività svolta. |
Obiettivi didattici | • Insegnare ai bambini che dobbiamo prenderci cura e salvaguardare la natura. • Imparare a gestire una situazione di conflitto. |
Competenze sviluppate | La risoluzione dei problemi |
Metodo | • Storytelling: la narrazione • Dialogo socratico • Ragionamento critico |
Materiali | La storia “Il bosco delle fate” |
Linee guida | Racconto della storia.
Il bosco delle fate (adattamento) C'era una volta due bambine chiamate Jennifer e Yaisa. La prima era una studentessa molto brava e con un grande cuore, mentre invece Yaisa era una cattiva studentessa e molto sgarbata. Jennifer viveva in una casa vicino alla foresta blu. I suoi genitori erano contadini e non avevano molti soldi. Yaisa, viveva invece in una grande casa situata sulla collina. I suoi genitori erano ricchi, e quindi ogni suo desiderio, anche il più capriccioso, veniva esaudito. Benché venissero da mondi così differenti, erano grandi amiche ed inseparabili dagli anni dell’asilo. I genitori di Yaisa erano stati contrari a questa amicizia, ma non potevano farci nulla per l'ostinazione delle ragazze. Come dicevo, Jennifer viveva vicino alla foresta blu. Questa foresta era chiamata così per via degli abitanti, perché vi viveva una grande quantità di farfalle blu. Molti pensavano che queste farfalle in realtà fossero delle ninfe in grado di catturare chiunque entrasse nella foresta all’ora del crepuscolo. La leggenda, tramandata di generazione in generazione, era nata da quando una ragazza era scomparsa nella foresta senza lasciare tracce. Un giorno Yaisa propose a Jennifer di andare nella foresta. “No, è pericoloso,” rispose Jennifer. “Perché, credi in quelle storie?” “Umm... Sì, una volta ho sentito mio nonno che ne parlava.” “Sono bugie, in realtà hai solo paura e non vuoi ammetterlo.” “Non ho paura!” “Sì, invece. Sei una codarda! “ “Non sono una codarda! Va bene, andiamo, ma devi promettermi che torneremo prima del tramonto.” “Va bene, te lo prometto.” Mentre entravano nella foresta Jennifer si pentì di aver accettato. “E se la leggenda fosse vera? E se non vedessi più i miei genitori?”, pensò. “Ascolta, Yaisa, io torno a casa.” “Che cosa?” “Mi dispiace, torno indietro.” “Andiamo! Siamo già dentro alla foresta, non mi lasciare sola adesso.” “Se me ne vado, tu vieni con me? “Va bene, vengo con te.” All'improvviso si sentì una voce che disse: "Benvenute nel mio regno". “Chi ha parlato?” “Non sono stata io”, rispose Yaisa spaventata. “Guarda lì!” esclamò Jennifer. “Ma... ma, cos'è quello?” Guardarono verso l'alto e videro una creatura eterea che restava sospesa in aria. Intorno a lei centinaia di farfalle blu, con una strana forma umana, la illuminavano e le conferivano uno strano aspetto. “Chi sei?” – le chiesero le due amiche quasi senza fiato. “Sono Ethea, regina di questo posto: sicuramente mi conoscete come la fata delle foreste. Le farfalle sono le mie ninfe. Che cosa fate qui?” “Niente, siamo venute solo per giocare un po', ma stiamo già andando via.” “Ah, per giocare! Allora, vi propongo un gioco.” “Dicci” risposero le ragazze. “Chi mi porta l'oggetto che pesa meno, vince e può uscire dalla foresta, chi perde rimane invece qui con me per sempre e viene trasformata in una bella farfalla blu.” “Signora, non potete farci questo” - supplicarono all'unisono le due ragazze. “Perché? Siete entrate nel mio regno e questo è l'unico modo che avete per andarvene. Tutte queste farfalle erano persone che, come voi, hanno osato entrare. Erano tutti dei perdenti! Adesso avete un'ora di tempo. Andate in direzioni diverse e portatemi l’oggetto che trovate. L'ora inizia adesso.” “No, Yaisa”, disse Jennifer all’amica, “resta qui, ho una soluzione. Possiamo dare entrambe lo stesso oggetto a Ethea, così ci dovrà lasciare andare tutte e due. Nessuno vincerà o perderà. In questo modo possiamo scappare insieme!” “No, tu vuoi solo battermi, ma io vincerò questa gara e tu rimarrai qui”, replicò Yaisa infuriata. Yaisa se ne andò correndo verso sinistra, mentre Jennifer rimase ferma. “Dici di avere la soluzione? Spero che sia vero, anche se entro un'ora lo sapremo con certezza.” Il tempo passò inesorabilmente e dopo un'ora, Yaisa fu portata in volo dalle ninfe. “Ebbene, che cosa avete trovato?” le chiese la fata. “Io, questa piuma, leggera come il vento!” gridò Yaisa eccitata. “E tu?” disse la fata, rivolgendosi a Jennifer. “Io, ecco qui che cosa ho preso”, e chiudendo il pugno lo porse alla fata. “Mi prendi in giro, qui non c'è niente.” “Certo che c'è: c'è l'aria. Questo è il mio oggetto. Non c'è niente di più leggero.” “Molto intelligente!” esclamò la fata. “Ecco la mia decisione.” “Tu, Yaisa, per vincere mi hai portato davvero un materiale molto leggero ma hai dovuto uccidere un uccellino. Hai offeso la natura. Tu, Jennifer, hai invece ottenuto il materiale più leggero che esiste senza danneggiare l'ambiente. Jennifer sei libera di andare.” “No! Voglio che sia la mia amica ad andare via, io resterò al suo posto” rispose Jennifer. “Incredibile, nei miei 500 anni di vita è la prima volta che vedo una cosa del genere. Credo proprio che voi due meritiate di andare a casa insieme. Bene, potete andare.” “Grazie, signora” risposero insieme. “Potete tornare quando volete. Avete imparato la lezione più importante della vostra vita: non offendere la natura.”
L’insegnante può fare ora delle domande ai bambini per capire che cosa hanno capito della storia. Le domande possono essere:
L’insegnante riassume infine la fiaba, spiegando le ragioni per le quali l’uomo deve amare e prendersi cura dell’ambiente. Può spiegare che nella natura tutte le cose sono collegate tra loro. Può anche far notare che molti paesi hanno creato delle leggi per tutelare la natura. Per esempio, esistono leggi che vietano di tagliare gli alberi, perché senza alberi la terra si sgretola e diminuiscono le piogge. Senza pioggia, i fiumi e le piante restano senza acqua. Senza acqua, le piante si seccano e gli animali muoiono di sete. Senza piante e animali, rimaniamo senza cibo. Sono state emanate anche leggi che proibiscono alle fabbriche di scaricare nell’aria gas nocivi o rifiuti tossici che finiscono nei mari e nei fiumi. L’inquinamento minaccia non solo la salute delle creature che vivono nell’acqua, ma anche quella degli esseri umani, per esempio quando andiamo a fare il bagno. I bambini, come del resto tutti, devono contribuire alla cura e alla salvaguarda dell'ambiente in cui viviamo. |
Consigli Materiali aggiuntivi Come candidarsi online? Che cosa fare a casa? | I nomi dei personaggi della storia possono essere cambiati con altri più familiari ai bambini. Questo rende loro più facile il processo di identificazione.
Se c'è abbastanza tempo, l’insegnante può chiedere ai bambini di fare un disegno con i personaggi della storia. L’attività può essere fatta anche online, perché si basa principalmente sulla lettura di un dialogo. L’attività può essere anche realizzata in un bosco. L’ambiente può facilitare l'immaginazione dei bambini. Il facilitatore può iniziare la storia dicendo: "Vi ho portato in un posto molto speciale dove la storia che vi racconterò è accaduta molto tempo fa". I genitori possono raccontare questa storia e porre le stesse domande anche a casa. Secondo un'indagine condotta da ricercatori dell'Università di Bath nel Regno Unito, la maggior parte dei giovani sono preoccupati e anche arrabbiati per quello che vedono davanti a loro. Capiscono che il loro potrebbe essere stato diverso se gli adulti delle generazioni precedenti avessero fatto di più per prevenire queste conseguenze. Più del 50% degli intervistati ha detto di sentirsi "triste, ansioso, arrabbiato, impotente, impotente e colpevole" riguardo al cambiamento climatico. È importante che i genitori e i facilitatori siano informati delle molteplici implicazioni del fenomeno che viene chiamato dagli esperti "eco-anxiety" (ansia ecologica). L’espressione è stata coniata per la prima volta nel 2017 dall’American Psychological Association (Apa), che descrive la condizione come “una paura cronica del disastro ambientale”. Si è scoperto che l'eco-anxiety è strettamente collegata a emozioni complesse, come il dolore, il senso di colpa, la rabbia e la disperazione. Molti genitori e facilitatori non hanno gli strumenti per affrontare questo tipo di disagio. Un buon modo per affrontare questo tema consiste nel parlare di azioni che danno potere ai bambini (per esempio parlare di buone prassi in campo ambientale, oppure fare volontariato con un gruppo ambientalista, o anche fare scelte “verdi”, come il riciclaggio). Gli insegnanti devono sempre formulare in modo positivo gli argomenti che affrontano.
Ulteriori Informazioni: Pihkala P. Eco-Anxiety and Environmental Education. Sustainability. 2020; 12(23):10149. |
Autore | Elvira Sánchez-Igual*, AMEI-WAECE *Cohort 6 #TeachSDGs Ambassador! |
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